La conoscenza ridotta a “merce” subisce gli effetti delle regole del mercato che hanno obiettivi diversi da quelli dell’istruzione, della formazione e dell’inclusione, in quanto mirano a soddisfare consumatori e a rispondere a esigenze sempre nuove. In tal senso troviamo una sorta di corrispondenza tra la mutevolezza dei contesti sociali, culturali, produttivi e il dissolversi della realtà: qualcuno ha chiamato tutto questo “diffusione capitalistica dell’astratto” che favorisce una certa relativizzazione dell’idea di utilità e crea un generale senso di incertezza. Lo spettro dell’inutilità sembra colonizzare e logorare dall’interno le nuove realtà sociali, culturali ed economiche, favorendo per un verso una forma di acquisizione acritica delle conoscenze e, per l’altro, l’affermazione di una pervasiva cultura della frammentarietà che impedisce di mettere assieme i pezzi e di percepire e concepire i problemi globali. Questo per parlare dell’ossessiva “proprietarizzazione” delle conoscenze.
Bene a questo punto possiamo tirare le conseguenze del fallimento di un ‘idea: non siamo mai stati così lontani da una società della conoscenza e così palpabilmente alienati. siamo in realtà in una società della manipolazione dove chi possiede gli strumenti dell’egemonia culturale e della comunicazione può far credere qualsiasi cosa, anche quella più lontana dalla realtà, certe volte in maniera così palese che ci si può davvero chiedere come si possa cascare in racconti che solo trent’anni fa sarebbero stati improponibili e immediatamente smascherate: da pandemie puramente narrative, agli “avvelenamenti” di Putin una commedia talmente assurda e bislacca che suona come un’offesa all’intelligenza , alle bugie dette per scatenare guerre, o per ciò che ci riguarda molto da vicino l’esistenza di una solidarietà europea sbandierata in ogni sede pur in presenza di cifre e di accordi che dicono tutto il contrario.
estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2020/09/06/uomini-senza-mondo/