In quel periodo (1995 n.d.r) ebbro di tumulti intellettuali, Woody Allen raccontava un suo modesto dramma privato. Era andato dal medico che gli aveva diagnosticato un tiepido disturbo alla prostata. Essendo un estremista ipocondriaco, visionava un orrendo futuro a breve. E così, volendo partecipare al dibattito attuale, da bravo artista creativo, lanciò la prima manifestazione surrealista del dopoguerra in occidente, che si pensava avrebbe visto sì e no venti persone: una manifestazione “per protestare con indignazione contro l’esistenza della vecchiaia e della morte, l’unico vero nemico dell’umanità”. Era estate e faceva un caldo infernale. L’appuntamento era a Washington Square, nel cuore della città. Il passaparola dilagò per contagio e alle undici della sera c’erano almeno cinquantamila persone che prendevano socialmente atto di star vivendo in una società che si stava trasformando nel tempio del narcisismo giovanilista. Fu davvero molto divertente. Una coppia di fratelli, lei novantunenne, lui quasi novantacinque, ancora vispi e vigili, fece un bellissimo comizio. Erano una coppia storica. Lei era stata amante di Roosevelt negli anni’20, suo fratello, compagno di Keynes. I due spiegarono che era “un vero scandalo” il fatto che nessuno osasse più tentare di sedurli e che quello scempio andava combattuto
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