. Il potere disciplinare svelato da Michel Foucault si concretizza nell’intuizione di Gilles Deleuze sull’uomo condotto dalle varie oligarchie neocapitaliste, alleate nel progetto di dominio a una nuova soggettività di gregge legata al desiderio, alla compulsione, al primato dell’impulso, da cui deve essere espunta la dimensione riflessiva, critica, etica e spirituale. Viviamo in un regime post democratico e post liberale, in cui il prefisso post definisce una condizione mobile, non ancora ricondotta al nuovo paradigma, a metà del guado, scissa tra ieri e domani, dominata dal Grande Adesso. Il risultato voluto è quello di un gregge meno numeroso (denatalità, omosessualità, svalutazione della paternità e della maternità, egoismo, soggettivismo, dipendenze, abortismo, eutanasia) unificato nel consumatore globale a taglia unica, pensiero unico, sesso unico.
Fa sorridere il passo di Shakespeare in cui il bardo fa dire a un personaggio del Giulio Cesare che il re sa tutto, conosce tutto, con mezzi che nemmeno si possono immaginare. Appare superata anche la riflessione di Spinoza. “ se fosse tanto facile comandare sulle menti come sulle lingue, l’impresa di governare gli uomini sarebbe molto più semplice poiché tutti vivrebbero secondo la volontà di coloro che comandano e giudicherebbero il vero e il falso, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, esclusivamente in base ai loro mandati” Ognuno, invece, aggiungeva Spinoza, crede di possedere sufficiente capacità di giudizio per valutare le cose da sé, di modo che “esiste tanta differenza tra le teste come tra le bocche “. Generose anticaglie, temiamo.
Poco consola il testo costituzionale in cui, all’articolo 21, si afferma che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? Si chiedeva Dante nel canto XVI del Purgatorio. La pretesa del legislatore di trasformare in delitti certe opinioni e i pensieri che le generano dovrebbe trovare il suo limite nei diritti fondamentali di coscienza. Non è più così, segno tangibile che siamo transitati nell’epoca post liberale e post democratica. Credenza ingenua la convinzione che certi diritti di libertà fossero blindati, fossero, per così dire, per sempre. Nel 1670 Spinoza scriveva che in uno Stato libero “è contrario alla libertà di tutti impadronirsi del libero giudizio di chicchessia, costringendolo in qualsiasi forma.” E’ l’inizio del Trattato Teologico Politico, il cui obiettivo era dimostrare che “in uno Stato libero è permesso che ciascuno pensi ciò che vuole e dica quello che pensa”, come si legge nel capitolo conclusivo.