Menzogne

E quando le loro sedicenti élites ci vengono a dire in maniera sfacciata: “ Ma no, è solo un’impressione, voi non state realmente soffrendo, voi agonizzate a torto, vedrete che ben presto tutto andrà molto meglio, vi stiamo conducendo verso un avvenire radioso e coloro che affermano il contrario sono dei populisti”, i popoli che invece toccano con mano il contrario cominciano a chiedersi con insistenza: “Ma per quale motivo ci stano mentendo, perché mai continuano a prenderci per dei cretini?”

Da questo a porsi la buona domanda: “A chi giova il crimine?” non c’è che un solo passo. Alcuni stati hanno già passato questo limite ed hanno fatto rinascere le frontiere.

La Menzogna minacciata resiste: “Non fate questo sciagurati: così andate incontro alla povertà! La libera circolazione di tutto e di tutti è la condizione essenziale per la prosperità!”

Ma i popoli insolenti non tarderanno a rispondere: “Sì la prosperità ma di chi? Tutto quello che noi riusciamo a vedere è la libera circolazione delle guerre che noi non vogliamo assolutamente e che ci sono del tutto estranee. Questo vuol dire per noi posti di lavoro perduti a causa della delocalizzazione e che sicuramente a voi risultano molto più economici, ed anche salari spinti drasticamente in caduta verso il basso a causa della concorrenza dei migranti clandestini e dai lavoratori distaccati. Ma vuol anche dire la nostra previdenza sociale, nata dalla solidarietà nazionale, amputata a beneficio di chi non versa contributi e minata dalla riduzione delle risorse a disposizione degli istituti mutualistico previdenziali. E poi ci sono anche i nostri figli ed anche i nostri migliori cervelli che scappano all’estero alla ricerca di impieghi qualificati che il loro paese non può più offrigli. E tutto ciò a vantaggio di chi?”

Julius Muzart

estratto da http://www.maurizioblondet.it/sua-maesta-la-menzogna/

Propaganda

Robert Parry è un giornalista investigativo americano, fondatore del Consortium for Independent Journalism. In un lungo articolo dello scorso 30 gennaio analizza la costruzione del consenso nell’opinione pubblica americana su temi di politica estera.

Il meccanismo propagandistico che viene utilizzato ad ogni crisi, fin dai tempi delle ingerenze statunitensi in America Latina, è stato “scoperto”  – sostiene Parry –  dai conservatori, e consiste nello stabilire un’equivalenza fra personale e  politico. La demonizzazione del leader di turno ha il doppio vantaggio di evitare l’analisi di una situazione nella sua complessità, e stabilire da subito il preciso confine tra buoni e cattivi secondo lo schema vetero-hollywoodiano ancora vivo nell’immaginario del pubblico americano. Chi dissente viene accusato di essere  pro-Cattivo-di-turno, a cui viene assimilato: in pratica un banale argumentum ad hominem, grossolano ma sempre efficace.

Si crea così un gruppo di pensiero ufficiale che aggrega gli allineati ed emargina chiunque esprima dissenso, e si stabilisce un clima di maccartismo, dove lo spirito patriottico di ognuno è misurato dal grado di adesione, o sottomissione, al racconto ufficiale. In questo situazione succede che la maggior parte di coloro che hanno la possibilità di influenzare l’opinione pubblica preferisce o adeguarsi o tacere, per evitare di mettere a rischio  l’impiego o le possibilità di carriera.

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