E’ tornato il nemico

Servendosi di “purezze” ideali, generosità, diritto, solidarietà, eguaglianza, i dirigenti politici delle ultime versioni di mondialismo e globalizzazione, come già mostrava Carl Schmitt, hanno svuotato le categorie amico e nemico per imbrigliare i cittadini con i buoni sentimenti e così neutralizzarli, togliendo loro la capacità di decidere. I risultati ottenuti non invogliano a continuare. Da tutta questa gentilezza e amicizia sono infatti usciti i totalitarismi, due guerre mondiali, disordine e smarrimento diffuso, e un generale indebolimento del mondo occidentale. Come evitare che la storia si ripeta? Uscire dalla falsificazione del “siamo ottimi amici”, dichiarando le diversità e anche i conflitti e ripristinando l’eterna categoria dell’amico-nemico forse non basterà, ma è un passo necessario per rimettere l’uomo naturale in contatto con l’uomo autenticamente sociale. Che non è il suddito ubbidiente e politicamente corretto ma colui che crede in ciò che fa, si appassiona, si mette in gioco nella realtà, anche arrabbiandosi. E dopo è contento o magari furibondo, comunque non nascosto dietro all’ambiguità, che fa perdere forza a lui, all’altro e alla società intera. Una posizione più franca nella relazione con gli altri non ha effetti solo sulla politica, ma su ogni aspetto dell’esperienza, a cominciare dalla vita affettiva e dalla sessualità. È il mistero, il fascino e anche l’inquietudine della differenza che suscita la passione per l’altro e quindi la generazione del nuovo (i bambini), che altrimenti terrorizza. L’energia della scoperta e della conquista che muove l’uomo verso la donna è strettamente imparentata con la dialettica amico-nemico. La spinta che ci spinge verso l’altro è infatti la stessa nell’amore e nella guerra (come recita – tra gli altri un detto francese: ” à l’amour comme à la guerre”). In entrambi i casi la forza protagonista è Eros, un dio armato di arco e frecce, come ha ricordato anche Franco Fornari nei suoi studi sulla guerra, condotti spesso con pacifisti di livello internazionale. Se lo si dimentica si cade in quel “romanticismo meschino” (come lo chiamava Pierre Drieu de La Rochelle) cui si ispira non solo la cattiva letteratura ma anche la cattiva politica della modernità, che cerca di nascondere i propri conflitti di interesse dietro i buoni sentimenti. Una falsificazione che rende “debole” l’uomo e la donna di oggi (accontentando il “pensiero debole” teorizzato da Gianni Vattimo ), e finisce con lo spegnere l’Eros teso a generare bambini e mondi nuovi, per ripiegare sulla sessualità tecnicizzata, egoista e impaurita da ogni cambiamento, rinnovamento e dono di sé, come quella delle coppie “free child”, “libere da figli”, magistralmente raccontate da Borgonovo qualche giorno fa su “La Verità”. L’irruente Trump, che al mattino restaura le categorie amico e nemico, piazzando l’ipocrita e educata Europa tra i nemici, e al pomeriggio chiude una guerra fredda (in atto dagli anni 50 del 900), cui neppure la fine dell’Unione sovietica era riuscita a porre termine, irrita e scandalizza le élites di potere. Ma (come notavano sia il profondo e delicato Walter Benjamin che il duro Carl Schmitt), di frivola superficialità e pesanti e ben celati interessi si può morire.

Claudio Risé

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