E noi qui

Quella che nel 1970 era solo una trasmissione estiva (l’ultima di Gaber, prima di passare definitivamente al teatro) oggi, leggendo il testo che confluì poi nello spettacolo “Dialogo tra un impegnato e un non so”, diventa un testo profetico della situazione dell’Italia odierna.

Il mare è fermo e grigio
il cielo è fermo e grigio
strani uccelli neri gridano…
Il secondo uomo parla adagio, con calma indaga, spiega, deduce, conclude
Il terzo uomo parla adagio, con calma
Il quarto uomo parla adagio, con calma indaga, spiega, deduce, conclude indaga, spiega, deduce, conclude dài, dài, dài…

Eccola
ritenta cammina ha vinto, ha vinto è salva, viva, grandiosa
ancora un metro, ancora un metro…
Un ultimo sforzo la testa si gonfia la bocca si allarga viscida, umida, acquosa
ancora un metro, ancora un metro

Dal ventre esce un rantolo di rabbia, un urlo di morte e di dolore poi basta…
più niente…
Si muore, si muore, si muore…

Conformismo

“Nella primavera del 1970 Poli, con l’ausilio del regista Vito Molinari (con cui aveva lavorato alle operette televisive dei primi anni Sessanta) e complice Ida Omboni, negli studi di Torino registra Babau, un’indagine in quattro puntate sulle caratteristiche negative dell’italiano medio (mammismo, conformismo, arrivismo, intellettualismo) e summa del repertorio teatrale della sua attività precedente. Ma in autunno arriva da Roma il diktat di bloccare la messa in onda perché “giudicato inopportuno e spregiudicato”. Per sei lunghi anni il programma viene congelato per essere trasmesso nella Rai riformata nell’agosto 1976, perso nel palinsesto estivo. A monito del ritardo nella messa in onda, il titolo diventa Babau ’70 . Lo show è un insieme di memorabili performance d’autore: nella prima puntata, sul tema del mammismo, Poli recita la “modesta proposta” di Jonathan Swift di arrostire i bambini in esubero nella Londra della rivoluzione industriale, nonché la celebre interpretazione “en travesti” della madre de La Nemica di Dario Niccodemi, che Poli aveva rappresentato in teatro due anni prima. Nella terza, dedicata all’arrivismo, e definita successivamente dal critico della Stampa Ugo Buzzolan, in occasione della messa in onda, “un documento di quello che per anni non si è potuto fare o dire in televisione”, figurano, tra l’altro, un’intervista con la giornalista Camilla Cederna (in quei mesi da molti malvista per i suoi scritti indagatori sull’oscura morte dell’anarchico Pinelli, collegata ai fatti della strage di Piazza Fontana) che se la prende con ecologisti e armatori, Laura Betti che canta due canzoni anticonformiste del suo repertorio, Adriana Asti recita il personaggio della prostituta d’alto bordo da “Gli uomini preferiscono le bionde”, e un finale antimilitarista. Tutto allacciato da un diavolo-Poli, che pronuncia ora frasi blasfeme (“Io credo al buon Dio…per forza, se Dio non ci fosse, non ci sarei neanch’io”) ora moralistiche (“Sovente dietro il successo ci sono io”). Babau ’70, col tempo, è diventato uno dei capitoli più emblematici della storia della censura televisiva, che però non frenò assolutamente l’attività televisiva dell’attore, che iniziò, anzi, a fare incursioni come fine dicitore nei programmi culturali di Sapere. ”

Testo di Enrico Salvatori, dalla presentazione di “Babau 2000: omaggio a Paolo Poli”

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Spegnete la TV

La “telesione” colpisce talmente in profondo da arrivare al punto di aver convinto le persone di essere diventati interattivi: l’ultima tragica illusione. 
I drogati, non contenti di subire la consueta lobotomizzazione italiota, mentre si pappano le solite litanie, contemporaneamente le commentano in diretta su facebook e twitter, decuplicando l’effetto nocivo nella più totale spaesata inconsapevolezza. Passivamente, come robot, bevono le immagini ma protestano in rete contestando ciò che stanno vedendo: è la proiezione della condizione politica dei partiti, la clonazione al raddoppio dell’effetto. 
Identico.
Così la gente si sente all’opposizione perchè anche se è maggioranza e massa piatta nel seguire i talk show, li contesta su facebook in diretta e pertanto si sente a posto.
E l’oligarchia della dirigenza politica fantascientifica gongola. E incassa.
Fanno festa e sono contenti.
Sanno che domani si ciberanno ancora.
Della vostra carne, del vostro spirito, soprattutto della vostra anima.
Proprio come nei film horror di fantascienza.
Sergio Di Cori Modigliani

Malati di cronaca

Franco Ferrarotti
“Il termine “idioti” del titolo non è un insulto gratuito. È da intendersi nel senso etimologico di “circoscritti”, “localizzati”, “irretiti”, “prigionieri nel web”.

Un’intera generazione appare nello stesso tempo informatissima di tutto, comunica tutto a tutti in tem­po reale, ma non capisce quasi nulla e non ha niente di significativo da comunicare. È una generazione al macero, appesa agli schermi opachi di TV, Internet, Facebook, Youtube, eccetera, destinata all’obesità catatonica e alla lordosi sedentaria. La stessa mol­teplicità e eterogenea abbondanza delle informazioni la deforma, la fagocita, le impedisce di stabilire una propria tavola di priorità.(sottolineatura nostra)
Internet, priva della critica delle fonti, è la grande pattumiera planetaria e paratattica, in cui giovani e giovanissimi, adolescenti, ma anche giovani adulti, vanno quotidianamente affondando”.

A questo proposito forse non tutti sanno che i recenti concorsi a cattedre per l’insegnamento nelle scuole italiane, prevedevano, all’orale, una presentazione digitale su un argomento assegnato 24 ore prima; inutile dire che (anche per facilitare la composizione della presentazione) tutto il materiale utilizzato altro non era che un copia e incolla dal web, che ha tanto materiale, ma, come fa notare Ferrarotti, senza una selezione delle fonti da parte del ricercatore,  diventa un discorso né credibile né organico.

Internet è come la cultura popolare dei proverbi, che dicono tutto e il suo contrario e si presta a supportare qualsiasi tesi, se non c’è una verifica sul campo o una documentazione alternativa.

Se a questo aggiungiamo il gusto per il sensazionalismo proprio della cronaca, che deve amplificare la notizia televisiva per farsi leggere, si viene trasportati ogni giorno dal fiume di notizie (spesso inutili o fuorvianti) senza mai avere il tempo di approfondire una riflessione personale.

Giusto per fare un esempio: uno degli articoli più letti di bondeno.com , lo è perché figura nella sitografia della voce biogas di wikipedia, ma era un articolo che riportava l’opinione di un esponente politico e che come tale si firmava; a questo punto ho inserito i richiami ad altri articoli che rimandavano a studi in merito di docenti universitari (scaricabili e consultabili).

Dalle statistiche del sito (che amministro), ho potuto rilevare che quelli che li cliccavano erano una sparuta minoranza, a loro volta minoranza di quelli che si accontentavano della voce di wikipedia.

La conclusione è quella di Ferrarotti: ci si interessa a quello cui tutti si interessano e nel modo più superficiale possibile, giusto per intavolare una conversazione occasionale, magari sul proprio blog.

La cosa è ovviamente incoraggiata in alto loco se è vero che si è più volte affermato che” con la cultura non si mangia” e si è provveduto ad indicare, tra i requisiti preferenziali per l’occupazione giovanile, la mancanza di un titolo di studio.