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Cyrano di Bergerac

CIRANO: Sì, lo ammetto. E’ il mio vizio. Mi piace non piacere. Adoro essere odiato. Sapessi, amico mio, come si cammina meglio sotto il  fuoco eccitante degli sguardi ostili! Che macchie piacevoli ti lasciano addosso il fiele degli invidiosi e la bava dei vigliacchi! La molle aura di amicizia di cui gli altri si circondano, invece, somiglia a quei vaghi paesaggi italiani, indefiniti, nella cui cornice ci si annienta. Certo, ci si sta comodi… ma ci si lascia andare. Per me è diverso: l’odio mi tiene vivo. Ogni nuovo nemico è un raggio. L’odio è una gogna ma anche un aureola. (con moderazione…come direbbe Guccini: http://youtu.be/9WTYTrQ_EWk

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Il gregge alza la testa

Sulle rive del Mediterraneo, ridotto a una fogna, è scoppiata una crisi che tra l’altro ha spinto le popolazioni dell’Africa settentrionale a una disastrosa guerra con i vicini a sud. In questo mondo che diventa, con progressione geometrica, sempre più ingovernabile, i fatti privati e quelli pubblici s’intrecciano in una fitta rete d’influssi reciproci, di corresponsabilità, di errori di giudizio, in cui persino alle vittime ed agli alleati accade di sterminarsi fra loro, in cui le verità sono, a conti fatti, delle bugie e in cui certe menzogne sono tuttavia vere.

 

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Calvin & Hobbes

Calvin & Hobbes

Storicamente, l’idea di progresso si formula verso il 1680 e si precisa durante il secolo successivo con uomini come Turgot o Condorcet. Il progresso viene quindi definito come un processo che accumula delle tappe tra cui la più recente è sempre giudicata preferibile e migliore, cioè qualitativamente superiore a quella che l’ha preceduta .

Questa definizione comprende un elemento descrittivo (un cambiamento interviene in una data direzione) ed un elemento assiologico (questo progresso è interpretata come un miglioramento). Si tratta di un cambiamento orientato, ed orientato verso il miglioramento, sia necessario (non si ferma il progresso) che irreversibile (nessuno ritorno indietro è possibile). Il miglioramento, ineluttabile, significa che l’indomani sarà sempre meglio.

Leggi l’intero articolo: http://www.lintellettualedissidente.it/la-mitologia-del-progresso-si-basa-sullidolatria-del-nuovo-alain-de-benoist/

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Il nostro modo di vivere è un modo di morte

Il precario stato di cose sul Pianeta Terra non è una teologia preordinata o una forza inarrestabile della natura. Noi siamo in questo pasticcio grazie a decisioni umane. Se diverse decisioni fossero state prese in passato, probabilmente si sarebbero verificati esiti diversi. Se diverse decisioni vengono prese e differenti azioni adottate – qui e ora – forse esiti diversi possono ancora essere raggiunti.

Michael Zezima

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La giustizia secondo Socrate

Alle celebre affermazione del sofista Trasimaco,  secondo il quale la giustizia è il diritto con il quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia esiste: è l’utile del più debole, ed esistono anche i governanti giusti, uomini che si incaricano dell’onere di rendere felici i propri concittadini. Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».

La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014 nei video che accompagnano l’articolo: nel primo lo scontro tra Socrate e il sofista, in quello successivo l’intero spettacolo.

Gabriella Giudici

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Miscellanea

Ultimamente wordpress colloca, alla fine di ogni post, tre link ad altri articoli dello stesso blog, secondo lui affini a quello appena pubblicato; con mia grande sorpresa, devo dire che il suo motore di ricerca funziona proprio bene!

Per recuperare qualche altro articolo più vecchio, ma che offre una visione di insieme più ampia, avevo fatto la stessa cosa nel mio sito: seguendo il link trovate un elenco, da cui, con calma, potete estrarre quanto vi incuriosisce o interessa

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Roma piaciona

La grande bellezza non è solo un sermone funebre sulla decadenza di Roma e dell’Italia. Racconta anche la dissipazione del talento che ne è alla base, l’angoscia esistenziale di chi si trova ad assistere a un finale di partita e per molti versi è il Tempo il suo tema più grande, quel tempo che abbiamo sprecato, ce lo siamo lasciati sfuggire fra le mani e ora non resta altro che il rimpianto, il non aver colto l’attimo, illudendosi che sempre ci sarebbe stato il momento propizio, che sempre lo si potesse fermare. E invece dopo c’erano solo cenere e illusione.

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Tutte le storie di Piera

Io volevo fare il teatro e non il cinema perché sostenevo che il cinema è centimetrale, invece a teatro potevo muovermi. Il teatro per me aveva, ed ha, la caratteristica che né il cinema, né la televisione hanno, cioè la sensazione che ogni volta che reciti una battuta sul palco di un teatro di una città diversa puoi fermare il tempo. Io avevo l’idea che in questo modo il tempo si fissasse in quei momenti sulla scena. Così facevo sempre questa lotta con il tempo, che nel documentario si vede solo in Piazza dell’Orologio a Roma, dove abito, dove l’orologio è di pietra e il tempo sembra essersi fermato. Forse non ho detto con abbastanza chiarezza del mio rapporto con il tempo. Continuo a lottare con il tempo, nonostante io sia già anziana, una lotta, dato che siamo tutti mortali, perduta. Non posso far nulla per fermarlo. Credo sempre a dei piccoli processi che mi danno l’illusione di sentire di averla vinta sul tempo, il fatto che mi regga la faccia, senza aver fatto nulla, credo di essere l’unica al mondo! oppure il fatto che l’oculista mi abbia detto che ho un buon cristallino alla mia età. E quindi ho fatto teatro cercando di fermare il tempo, ma non ci sono riuscita!

Piera Degli Esposti